PIazza Rossini Bologna
Apre al pubblico l’esposizione CREAR_SI. Piazza Rossini, una nuova piazza nella geografia della città a cura della Fondazione per l’Innovazione Urbana, nel Corridoio del Bramante di Salaborsa. L’installazione espositiva è una proposta di attraversamento spaziale nei progetti che hanno portato alla trasformazione di Piazza Rossini a Bologna tra il 2018 e il 2020. Il progetto espositivo, curato dalla Fondazione per l’Innovazione Urbana in collaborazione con Cantieri Meticci, fornisce suggestioni visive e percettive punteggiate da fotografie, elementi installativi site specific, materiali, forme e colori disposti nell’ottica di decostruire la nuova veste di Piazza Rossini, per ricomporla su differenti piani di lettura e diverse prospettive, approfondendone gli aspetti progettuali che ne hanno portato alla trasformazione nell’ambito del progetto ROCK, finanziato dal programma per la Ricerca e l’Innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea.


Attraverso le dieci fotografie di Margherita Caprilli, sorrette da strutture in legno, viene sottolineata un’azione reale o immaginaria che fa svolgere l’idea di rigenerazione sia reale che ideale. L’illustrazione che riproduce dall’alto tutta Via Zamboni e la zona coinvolta dal progetto “Le Cinque Piazze” è realizzata da Dewei Zhai e riprodotta in grande formato al centro dell’installazione.

Il plastico che riproduce i quattro lati della piazza viene simbolicamente sorretto dalla riproduzione di una fioriera che poggia su un manto erboso, a voler esplodere fuori dallo spazio fisico gli elementi materiali della trasformazione. Alcuni elementi di arredo urbano, che sono stati collocati nella piazza per gli eventi, vengono trasportati nel Corridoio del Bramante a sottolineare come l’utilizzo degli elementi decorativi restituiscano la vocazione accogliente e confortevole allo spazio.

La storia visiva della realizzazione del progetto viene poi affidata alle immagini proiettate, per riportano un senso cronologico e descrittivo di tutto il processo. Le immagini proiettate vengono “disturbate” dal passaggio delle sagome dei visitatori portando dentro l’installazione l’elemento umano come presenza fisica dei corpi che ritrovano simbolicamente lo spazio pubblico, in un gioco di luci, ombre, scatto fotografico e intervento umano.